Sabato 3 ottobre, guide esperte accompagneranno i gruppi in visita alla Collezione d’arte contemporanea di Deutsche Bank Collection in Italia.
Per l’occasione la mostra allestita in via Turati si arricchisce di numerose opere provenienti dalla sede di Milano-Bicocca.
CorsiArte con Deutsche Bank, per il secondo anno consecutivo, nell’apertura straordinaria al pubblico della Collezione d’Arte contemporanea della sezione italiana della Deutsche Bank Collection. L’esposizione, dal titolo“Lessico delle Relazioni”, si terrà sabato 3 ottobre 2015 presso la sede di Deutsche Bank Italia a Milano, via Turati 27.
Il tema ispiratore è la “società liquido-moderna” dalla definizione coniata da Zygmunt Bauman, uno dei più significativi intellettuali del nostro tempo.
L’occasione è la 14a edizione di “Invito a Palazzo”, la manifestazione organizzata dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI) che promuove l’accesso del pubblico alle sedi e ai patrimoni artistici delle banche in Italia, solitamente inaccessibili. Nel palazzo di via Turati saranno esposte eccezionalmente opere inedite provenienti dalla sede di Milano-Bicocca.
Il pubblico potrà incontrare e porsi a confronto con due artisti in mostra: Alberto Garutti e Gianni Caravaggio.
Info:
Apertura dalle ore 10 fino alle 19
Dalle ore 18 alle 19 incontro con gli artisti
Per partecipare è obbligatorio registrarsi, scrivendo a db.openday@corsiarte.it o chiamando il numero +39 347 1212 831.
CorsiArte si è occupata del coordinamento scientifico insieme con la storica
dell’arte Angela Madesani, docente della scuola fin dalla fondazione oltre venti anni fa, che ha curato l’evento. Guide esperte condurranno i gruppi in visita alla scoperta di un percorso narrativo inedito.
Lessico delle Relazioni
Le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che il loro operare riesca a consolidarsi in abitudini e procedure. L’esito è un mondo veloce in cui tutto si trasforma, poco può essere previsto, e dove la tradizione e la memoria svolgono ruoli completamente diversi da ciò che è stato finora.
Talvolta l’arte gioca in controtendenza al suo tempo: così per Andrea Salvino, il cui lavoro potrebbe essere inteso come una pagina di storia non ufficiale scritta per immagini come in Loin du Vietnam (2007).
Siamo in un ambito di impegno sociale e politico con lavori come quello dell’artista tedesca Rosemarie Trockel, che a partire dagli anni Settanta ha indagato la nozione di femminilità (Senza titolo, 1993), mettendo in crisi le categorie tradizionali di genere e specie; dell’italiano Danilo Correale The Future in Their Hands (the visible hand) (1982), incentrato sull’ambiguità della soggettività del potere; dell’albanese Adrian Paci (The Encounter, 2011), documentazione di una performance in cui l’artista è entrato in contatto fisico con il pubblico. Milano. Ritratti di fabbriche di Gabriele Basilico (1978-80) non è uno studio di archeologia industriale e neppure un’indagine di matrice sociale in senso
tradizionale. L’accento è posto piuttosto sul rapporto tra gli spazi, mentre Dancing in Emilia (1978-80) è un viaggio nel popolare mondo del ballo emiliano, in cui le relazioni fra le persone diventano determinanti. Relazioni fra spazi, corpi, loro percezione e frontiere tra realtà e surrealtà nelle fotografie di Armin Linke (Venetian Hotel Las Vegas - Nevada, 1999), una confusione iconografica in cui diviene difficile districarsi. Sternenbilder 07h48m7s (s.d.) è un ready made fotografico di Thomas Ruff, tra i più importanti allievi dei Becher, utopico tentativo di rappresentare l’infinito evidenziando il senso del limite.
La storia dell’arte del passato è un momento di riferimento determinante per alcuni artisti di questo percorso come Matteo Bergamasco il cui punto di riferimento primigenio è il Beato Angelico. Nelle sue opere pittoriche, come Turquoise life (1982), vi sono riferimenti all’attualità; ci troviamo di fronte a resoconti di viaggio, in cui atmosfere esoteriche e spirituali si avvicendano, con un dichiarato riferimento a un impalpabile concetto di eternità. Rimandi alle avanguardie storiche, in particolare a Francis Picabia, emergono nell’opera del tedesco Bernhard Martin, Aire Je t’embrasse (1966). Martin, come già il pittore franco-spagnolo, ha un chiaro interesse nei confronti delle relazioni sessuali,
sottolineate dalla presenza ironica delle sue invenzioni meccaniche, strettamente
legate al mondo Dada.
Tre figure con la conoscenza assoluta (il solido platonico), la bomba e l’agnello d’oro
(2011) sono la sacra quanto simbolica famiglia di Luigi Presicce. Quelli ai quali dà vita l’artista salentino sono impianti scenici-narrativi fatti di simboli e figure allegoriche, studiate e metabolizzate nel tempo. L’opera di Gianni Caravaggio Fuoriuscire dal Buio ed entrare nella Notte (2009) è parte di una serie di lavori che ha dedicato all’immaginazione dell’Inizio, inteso come gesto cosmogonico, ma anche come momento iniziale dell’arte, in cui è la purezza della sua essenza.
Numerosi sono gli artisti, presenti in collezione, che hanno lavorato sul tema delle relazioni familiari, affettive. Moira Ricci ha dedicato uno dei suoi più noti cicli di lavori alla madre. Il titolo è Mamma in macchina (2009). Il richiamo è a Roland Barthes e al suo imprescindibile studio La camera chiara. Il lavoro di Moira Ricci è una ricostruzione di storie realizzate con l’ausilio di Photoshop; si mette così in crisi la certezza che la fotografia sia traccia, testimonianza: con il digitale le cose cambiano ed è così possibile ribaltare il concetto che è stato alla base della fotografia per oltre 150 anni. Un mondo familiare, intimo è quello proposto da Marcello Maloberti in La vertigine della signora Emilia 2 (1992), in cui la mamma e la nonna dell’artista sono vestite di una tunica ricavata da una tovaglia a scacchi bianchi e rossi che rimanda all’idea del ristorante italiano tipico in un’atmosfera destabilizzante, dando vita a un dipinto astratto di ascendenza quasi neoplastica. Il mondo dell’infanzia, della famiglia è protagonista con i suoi gruppi, le sue bande nel lavoro dell’argentina Carolina Raquel Antich. Quella da lei raccontata non è un’infanzia innocente, l’idillio è solo apparente, vi è una sorta di perversione di fondo. La tenerezza qui non è ingenuità: si salvi chi può, come il titolo di un suo lavoro.
Piccoli personaggi dai colori pastello popolano le opere di Nicola Gobbetto, che pone la sua attenzione su un particolare momento dell’esistenza, l’adolescenza, per riuscire a conquistare una propria identità come in MARS Edition (2009), un quesito esistenziale al quale è difficile, forse impossibile, dare una risposta.
Domande di ogni tipo, surreali, assurde, ironiche, normali sono quelle proposte da Fragen (2004), l’ampio lavoro installativo degli svizzeri Peter Fischli e David Weiss.
È la prosecuzione di un work in progress durato oltre vent’anni, iniziato con Fragentopf, del 1984, una scultura in poliuretano, sulla quale si affastellavano una serie di interrogativi. L’interrogazione diviene un modo per esplorare se stessi, i propri recessi più reconditi e per mettersi dunque in relazione con gli altri.
Il percorso comprende anche la riproduzione fotografica dei lavori Site Specific, realizzati per la sede di Milano-Bicocca, di Lara Favaretto e Alberto Garutti, collocati in punti diversi dell’edificio.
Una delle tante - One is as good as the other, (1999-2007) di Lara Favaretto, con fotografie di Armin Linke, è una riflessione sull’autonomia dell’arte e sulla sua eventuale dipendenza da condizionamenti esterni. L’artista ha fotografato persone in relazione tra loro in diversi momenti, durante le prove settimanali di un coro.
Favaretto è intervenuta solo nella scelta del luogo, uno studio fotografico, un luogo neutro. Interessante è la relazione che si viene a creare tra le opere, tutte di diverso formato, e i dipendenti di Deutsche Bank che vi si trovano quotidianamente a stretto contatto diventando in qualche modo parte dell’opera.
Site Specific è anche l’opera Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne
vanno? (2007) di Alberto Garutti. Si tratta di nove semplici panche, apparentemente lontane da quanto normalmente si intende per opera d’arte. Il fulcro dell’opera è il concetto di comunicazione: l’artista crea occasioni perché le persone possano mettersi in relazione tra loro. Quando di sera le luci della banca si spengono, le panche iniziano a illuminarsi acquistando una vita propria. Possiamo parlare di estetica relazionale, tirando in ballo Nicolas Bourriaud. Nel mondo attuale, caratterizzato appunto da tempi e dinamiche liquide e omologanti, l’opera relazionale viene così a costituire uno spazio in cui si creano o forse semplicemente si auspicano alternative di vita possibili.
Collezione d’Arte contemporanea di Deutsche Bank in Italia, via Turati 27
Apertura al pubblico sabato 3 ottobre, ore 10-19
ore 18-19 incontro con gli artisti
Alberto Garutti, Gianni Caravaggio
Ingresso libero, prenotazione obbligatoria alle visite guidate
+39 347 1212 831
db.openday@corsiarte.it
Durata visite guidate: 30 minuti
Partenza dei gruppi: ogni 10 minuti
Scopri gli orari dei percorsi su: www.db.com/italia
Come raggiungere la mostra: M3, Turati | M3, Repubblica; Tram 1, Donegani-Moscova | Tram 9, 33, Repubblica
Progetto e coordinamento scientifico di CorsiArte antiquaria, moderna, contemporanea
Dal 1994 è l’unica scuola italiana di qualificazione professionale in tutti i settori della storia dell’arte antica, moderna e contemporanea, dalla pittura alle arti decorative: mobili, design, fotografia, ceramica, argenti, gioielli, vetri, tappeti e arti tessili. La scuola propone un percorso culturale completo, strutturato e sistematico che porta alla formazione di diverse figure professionali nel campo dell’arte, fornendo un patrimonio di conoscenze storico-artistiche e tecnico-diagnostiche unico nel suo genere. In questi ultimi anni ha ampliato il campo d’azione mettendo a disposizione il suo know-how per la realizzazione di mostre d’arte, dal progetto al coordinamento scientifico alla comunicazione.
Mostra a cura di Angela Madesani
Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, tra le sue pubblicazioni, dei volumi Le icone fluttuanti Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia e Storia della fotografia per i tipi di Bruno Mondadori. Ha curato numerose mostre presso istituzioni pubbliche e private italiane e straniere, collabora con alcune testate di settore. È autrice di numerosi volumi su prestigiosi autori fra i quali: Gabriele Basilico, Giuseppe Cavalli, Franco Vaccari, Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Anne e Patrick Poirier, Werner Bischof. A Milano svolge attività di docenza all’Accademia di Brera, all’Istituto Europeo di Design e alla scuola CorsiArte.
Visite guidate da Bianca Campagnolo, Viola Matteucci, Giorgia Quadri, Luca Rotondo.
sabato 26 settembre 2015
giovedì 24 settembre 2015
Art & Crafts
A partire della seconda metà del XIX secolo l’Europa viene scossa da profonde trasformazioni sociali, industriali ed economiche. L’industrializzazione galoppante del tardo ottocento inglese pone le basi per lo sviluppo di nuove tecniche di costruzione, la creazione di nuovi materiali e la produzione massificata, mutando per sempre il concetto di lavoro umano.
Molto presto però si afferma la consapevolezza che, nonostante il progresso tecnologico e le nuove possibilità industriali, le classi sociali meno abbienti restano ancora confinate in una condizione di subordinazione entro i limiti della povertà e delle restrizioni economiche e culturali.
In questo tipo di situazione nasce e prende piede una forte necessità di riformare in maniera rivoluzionaria e profonda tutte le sfere della vita sociale e delle attività umane, arte compresa, tant'è che nel 1888 a Londra si costituisce il movimento Arts & Crafts Society che si diffonderà poi sia nell’Europa continentale che negli Stati Uniti.
Alla base di questo movimento culturale ed artistico c'è la rivalutazione del lavoro artistico-artigianale: la lotta riformatrice è rivolta essenzialmente contro lo scadimento abbruttito del lavoro meccanizzato.
Tra i padri del movimento si ricordano John Ruskin, William Morris e Walter Crane.
John Ruskin, letterato e critico d’arte, condannava la meccanizzazione industriale dellavoro e i suoi aspetti mercantili ed esaltava invece l’esecuzione artigianale, ritenuta condizione necessaria e positiva per l’espressione di individualità nel lavoro e quindi come base per l’attività artistica. William Morris, pittore, decoratore e grafico, fu tra i primi a seguire nella pratica i dettami di Ruskin legando la propria attività artistica all’ideale di miglioramento del gusto, interpretandola come mezzo di riforma e considerandola lo strumento più diretto di penetrazione in tutti gli strati sociali.
Walter Crane, pittore, grafico ed illustratore, studioso dei lavori dei Preraffaelliti e delle arti decorative giapponesi fu anche direttore del movimento per un breve periodo.
La rivoluzione artistica Art & Crafts non avrebbe potuto esplodere senza aver prima abbandonato totalmente gli schemi e i dettami artistici dominanti alla fine del xix secolo. A tal proposito Ruskin affermava “Non passa giorno senza sentire che ai nostri architetti inglesi è stato chiesto di essere originali e di inventare un nuovo stile.”
Da questo nasce la trasformazione in quella che verrà descritta come una nuova idealizzata Gesamtkünstwerk -Arte Totale- intesa nella sua espressione di più diretto contatto con gli atti della vita, nella loro applicazione dentro la quotidianità , cioè nell'oggetto di artigianato.
Una rivoluzione artistica che affonda le sue radici nell'era medioevale corporativa e nella corrente pittorica inglese dei Preraffaelliti, diviene pratica concreta di realizzazione di architetture, arredi, tappeti, tessuti, mobili e monili; con un rapporto inscindibile tra prodotto e produttore, tra creazione e creatore che, nonostante sia caratterizzata dall' essere riprodotta serialmente in quanto standardizzata e codificata, pone le basi dei principi del design moderno, come produzione eterogenea, ariosa e assai più moderna dell'industria del tempo. Significativo l'appellativo con il quale gli stessi artisti aderenti all’ Art and Crafts si definivano ironicamente "operai d'arte".
I preraffaelliti
La corrente pittorica dei preraffaelliti, detta confraternita, è stata una scuola pittorica britannica di epoca vittoriana. Il termine “preraffaellita” fa riferimento a una tipologia di arte esistita prima di Raffaello Sanzio, pittore ritenuto colpevole di essere stato l’artefice dell’avvento dell’accademismo pittorico cioè di una tecnica espressiva adagiata sulle esigenze del potere costituito, votata all’imitazione degli antichi e spesso vuota di contenuti e messaggi. La nascita della corrente dei preraffaelliti che aborrano la pittura vittoriana e accademica in senso generale, a favore di un’arte più libera, capace di rifarsi ai temi fiabeschi, storici ma anche sociali ben si coniuga con l’adesione alla nuova concezione artistica coagulatasi intorno al movimento “Art and Craft” di Morris e soci. Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) ne fu tra i maggiori esponenti e rappresentanti, collaborando per diverso tempo con lo stesso Morris.
Il ritorno al gotico Padre fondatore di tutto il pensiero che farà da pilastro delle nuove teorie artistiche dell’ “Art & Craft” è Augustus Pugin (1812-1852) architetto inglese tra i principali promotori dello stile neogotico. La sua opera maggiore è il palazzo di Westminster a Londra. Pugin, del quale Ruskin è seguace e studioso, sottolinea ed enfatizza lo stile gotico come unico stile capace di racchiudere i principi concettuali di purezza ed onestà; basato su un approccio artigianale di altissimo livello e grande perizia che possa attingere anche dai suggerimenti che la natura con le sue forme di bellezza insuperabile mette a disposizione. Il richiamo al gusto gotico, soprattutto nella sua accezione simbolica, realizzativa, morale ed organizzativa, venne assorbito dall’Art & Craft. Il contesto storico e sociale di sviluppo di queste nuove teorie artistiche, seppur variegate di nazione in nazione, influenzerà negli anni a cavallo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo il nuovo gusto dominante che non si rifarà più ad alcun stile del passato ma creerà una forma nuova nel presente e per il presente: l'Art Nouveau.
Bibliografia Liberty Art Nouveau -Giunti Editore - Lara Vinca Masini Art Nouveau - 24 ore cultura s.r.l - Matteo Fochessani Il mobile del ‘900 - De Agostini- Ornella Selvafolta Il liberty - F.lli Melita editori
mercoledì 23 settembre 2015
12 dipinti famosi per l'inizio dell'autunno
L'autunno è un tema riccorrente nella storia dell'arte, da sempre molto caro a moltissimi artisti che hanno rappresentato questa stagione di transizione nei loro dipinti e nelle loro opere d'arte.
Dato che oggi è il primo giorno d'autunno, abbiamo scelto dodici capolavori per voi.
1. By the Stream, Autumn - Paul Gauguin; 1885
2. Autumn Effect at Argenteuil - Claude Monet; 1873
3. The Return of the Herd - Pieter Bruegel il vecchio; 1565
4. Autunno - Tintoretto; 1564
5. Abstract Expressionist Autumn Sky - Audrey Flack; 1877
6. Rain - Edvard Munch; 1902
7. Autumn, or The Grape Harvest - Francisco Goya; 1786
8. Okhtyrka, autumn - Wassily Kandinsky; 1901
9. Autunno - Giuseppe Arcimboldo; 1573
10. Stapleton Park near Pontefract Sun - John Atkinson Grimshaw; 1877
11. Alychamps, Autumn - Vincent Van Gogh; 1888
12. The autumne - Alphonse Mucha; 1896
1. By the Stream, Autumn - Paul Gauguin; 1885
2. Autumn Effect at Argenteuil - Claude Monet; 1873
3. The Return of the Herd - Pieter Bruegel il vecchio; 1565
4. Autunno - Tintoretto; 1564
5. Abstract Expressionist Autumn Sky - Audrey Flack; 1877
6. Rain - Edvard Munch; 1902
7. Autumn, or The Grape Harvest - Francisco Goya; 1786
8. Okhtyrka, autumn - Wassily Kandinsky; 1901
9. Autunno - Giuseppe Arcimboldo; 1573
10. Stapleton Park near Pontefract Sun - John Atkinson Grimshaw; 1877
11. Alychamps, Autumn - Vincent Van Gogh; 1888
12. The autumne - Alphonse Mucha; 1896
lunedì 21 settembre 2015
Galileo Andrea Maria Chini (Firenze, 2 dicembre 1873 – Firenze, 23 agosto 1956) è stato un pittore, decoratore, restauratore e ceramista italiano, uno dei protagonisti dello stile Liberty.
Galileo Chini nacque a Firenze da Elio, sarto e suonatore dilettante di flicorno e da Aristea Bastiani. Dopo la morte del padre si iscrisse alla Scuola d'Arte di Santa Croce a Firenze, dove frequentò i corsi di decorazione. A Firenze nel 1896 fondò la manifattura "Arte della Ceramica" insieme a Giovanni Vannuzzi, Giovanni Montelatici e Vittorio Giunti. Nel 1897 arrivarono le prime commisioni di lavoro da parte del Comune di San Miniato (PI) per il restauro degli affreschi della Sala del Consiglio Comunale. Dall’anno successivo la sua attività di restauratore di affreschi fu richiesta in diverse chiese e cappelle della zona; laddove gli affreschi erano irrimediabilmente perduti, Galileo Chini non esitò a far rimuovere l'intonaco e a procedere successivamente a nuove decorazioni. Con i lavori in ceramica venne premiato alle esposizioni internazionali di Bruxelles, San Pietroburgo e St. Louis ma nel 1904 abbandonò la vecchia manifattura "Arte della ceramica" per divergenze con la direzione. Due anni dopo, insieme al cugino Chino fonda nel Mugello la "Fornaci di San Lorenzo" che realizzava ceramiche e vetrate ma anche arredamenti d'interni e progettazione di mobili in legno decorati da piastrelle, ceramiche e vetri. Fino al 1905 si impegnò in una serie di decorazioni e restauri nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, oltre che in una serie di affreschi presso l'Hotel Cavour (nella stessa Firenze) e presso il Grand Hotel La Pace a Montecatini. Nel 1907 espose alla Biennale di Venezia. Nel 1910 il Re del Siam, Rama V, dopo aver ammirato i suoi lavori alla Biennale di Venezia lo invitò a lavorare per la sua corte a Bangkok dove affrescò la sala del trono nel palazzo reale e realizzò una serie di ritratti ufficiali per la famiglia reale e i dignitari di corte. Rientrò dalla Thailandia nel 1913 riportando in Italia una serie di opere paesaggistiche e d'ambiente, che espose nel 1914 alla Mostra della Secessione Romana. Nel 1921 espose alla Prima Biennale Romana e nel 1924 ancora alla Biennale di Venezia. Tra il 1920 e il 1930 si dedicò alla cura delle decorazioni e agli affreschi di diversi Hotel e palazzi in Versilia e nel Mugello, ottenendo la cattedra di Decorazione pittorica alla Reale scuola di Architettura a Firenze. Morì il 23 agosto del 1956 nella sua casa-studio in via del Ghirlandaio 52, a Firenze. È sepolto nel cimitero monumentale dell'Antella.
Galileo Chini e il Padiglione Italia
Nel 1909, per l'ottava Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, il primo segretario generale Antonio Fradeletto volle tentare un esperimento di decorazione murale, realizzata direttamente sulle pareti della cupola del salone d'ingresso del Padiglione Italia (ora Padiglione Centrale). L'esecuzione dell'opera viene affidata allo stesso Chini che decise di dividere la cupola in tre ordini decorativi. Nella fascia superiore realizzò motivi floreali e ornamentali, in quella inferiore rappresentazioni simboliche, tratte dallo scarabeo, al tempo suo “marchio” di riconoscimento, mentre nella parte centrale divisa in otto campi, raffigurò episodi dei periodi più illustri della civiltà e dell'arte (le opere, in un primo tempo coperte, furono riportate alla luce nel 1986). La stessa sala ospitò altre importanti opere di Chini negli anni ‘20. La Sala Chini costituisce il vestibolo del Padiglione Centrale, realizzato tra il 1895 e il 1899. Con il cambiamento del gusto e delle tendenze il ciclo pittorico fu nascosto da una nuova struttura di Giò Ponti, fino al suo ritrovamento, nel 1986, in pessimo stato conservativo. Nel 2005 il Comune di Venezia iniziò il restauro, interrotto per mancanza di fondi e ripreso dalla Biennale di Venezia che lo portò a compimento.
Fregio decorativo con putti, nastri e ghirlande Opera appartenente alla decorazione pittorica per la sala “L' Arte del Sogno”, allestita all’ Esposizione Internazionale d'Arte del 1907, costituta da due pannelli collocati nella parte superiore delle pareti, intervallati da un vessillo dipinto.
La glorificazione dell'aviatore Opera appartenente al ciclo decorativo dedicato alla "Glorificazione della Guerra e della Vittoria". I dipinti erano collocati in alto, lungo i due lati maggiori del Salone Centrale del Padiglione Italia, ospitante la mostra personale di Plinio Nomellini, all’ Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia del 1920.
La glorificazione dell'ala Anch’essa realizzata per il ciclo dedicato alla "Glorificazione della Guerra e della Vittoria" con la stessa collocazione. Fu la prima edizione della mostra dopo l'interruzione dovuta al conflitto mondiale, che impedì la realizzazione delle Biennali del 1916 e del 1918.
Le opere disponibili su Anticonline.it
Si tratta di una coppia di grandi pannelli decorativi dipinti a tempera su lastra cementizia, delle dimensioni di 149 cm di altezza e 122 cm di larghezza, che rappresentano putti alati inseriti in uno sfondo floreale dal cromatismo acceso. Il paragone fra i pannelli presentati e le opere veneziane della Biennale citate precedentemente, appare aderente in merito alle analogie espressive e di composizione pittorica, sia nel tema che nella plasticità realizzativa. La qualità termica e la tonalità sensitiva dei dipinti possono far supporre una medesima paternità artistica. Le posture plastiche e di espressione, che possiamo mettere a confronto nel dettaglio delle opere, ci appaiono affini fra loro, dando origine ad una omogeneità di tratto pittorico tale da farci presupporre la medesima mano esecutiva.
Galileo Chini nacque a Firenze da Elio, sarto e suonatore dilettante di flicorno e da Aristea Bastiani. Dopo la morte del padre si iscrisse alla Scuola d'Arte di Santa Croce a Firenze, dove frequentò i corsi di decorazione. A Firenze nel 1896 fondò la manifattura "Arte della Ceramica" insieme a Giovanni Vannuzzi, Giovanni Montelatici e Vittorio Giunti. Nel 1897 arrivarono le prime commisioni di lavoro da parte del Comune di San Miniato (PI) per il restauro degli affreschi della Sala del Consiglio Comunale. Dall’anno successivo la sua attività di restauratore di affreschi fu richiesta in diverse chiese e cappelle della zona; laddove gli affreschi erano irrimediabilmente perduti, Galileo Chini non esitò a far rimuovere l'intonaco e a procedere successivamente a nuove decorazioni. Con i lavori in ceramica venne premiato alle esposizioni internazionali di Bruxelles, San Pietroburgo e St. Louis ma nel 1904 abbandonò la vecchia manifattura "Arte della ceramica" per divergenze con la direzione. Due anni dopo, insieme al cugino Chino fonda nel Mugello la "Fornaci di San Lorenzo" che realizzava ceramiche e vetrate ma anche arredamenti d'interni e progettazione di mobili in legno decorati da piastrelle, ceramiche e vetri. Fino al 1905 si impegnò in una serie di decorazioni e restauri nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, oltre che in una serie di affreschi presso l'Hotel Cavour (nella stessa Firenze) e presso il Grand Hotel La Pace a Montecatini. Nel 1907 espose alla Biennale di Venezia. Nel 1910 il Re del Siam, Rama V, dopo aver ammirato i suoi lavori alla Biennale di Venezia lo invitò a lavorare per la sua corte a Bangkok dove affrescò la sala del trono nel palazzo reale e realizzò una serie di ritratti ufficiali per la famiglia reale e i dignitari di corte. Rientrò dalla Thailandia nel 1913 riportando in Italia una serie di opere paesaggistiche e d'ambiente, che espose nel 1914 alla Mostra della Secessione Romana. Nel 1921 espose alla Prima Biennale Romana e nel 1924 ancora alla Biennale di Venezia. Tra il 1920 e il 1930 si dedicò alla cura delle decorazioni e agli affreschi di diversi Hotel e palazzi in Versilia e nel Mugello, ottenendo la cattedra di Decorazione pittorica alla Reale scuola di Architettura a Firenze. Morì il 23 agosto del 1956 nella sua casa-studio in via del Ghirlandaio 52, a Firenze. È sepolto nel cimitero monumentale dell'Antella.
Galileo Chini e il Padiglione Italia
Nel 1909, per l'ottava Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia, il primo segretario generale Antonio Fradeletto volle tentare un esperimento di decorazione murale, realizzata direttamente sulle pareti della cupola del salone d'ingresso del Padiglione Italia (ora Padiglione Centrale). L'esecuzione dell'opera viene affidata allo stesso Chini che decise di dividere la cupola in tre ordini decorativi. Nella fascia superiore realizzò motivi floreali e ornamentali, in quella inferiore rappresentazioni simboliche, tratte dallo scarabeo, al tempo suo “marchio” di riconoscimento, mentre nella parte centrale divisa in otto campi, raffigurò episodi dei periodi più illustri della civiltà e dell'arte (le opere, in un primo tempo coperte, furono riportate alla luce nel 1986). La stessa sala ospitò altre importanti opere di Chini negli anni ‘20. La Sala Chini costituisce il vestibolo del Padiglione Centrale, realizzato tra il 1895 e il 1899. Con il cambiamento del gusto e delle tendenze il ciclo pittorico fu nascosto da una nuova struttura di Giò Ponti, fino al suo ritrovamento, nel 1986, in pessimo stato conservativo. Nel 2005 il Comune di Venezia iniziò il restauro, interrotto per mancanza di fondi e ripreso dalla Biennale di Venezia che lo portò a compimento.
Fregio decorativo con putti, nastri e ghirlande Opera appartenente alla decorazione pittorica per la sala “L' Arte del Sogno”, allestita all’ Esposizione Internazionale d'Arte del 1907, costituta da due pannelli collocati nella parte superiore delle pareti, intervallati da un vessillo dipinto.
La glorificazione dell'aviatore Opera appartenente al ciclo decorativo dedicato alla "Glorificazione della Guerra e della Vittoria". I dipinti erano collocati in alto, lungo i due lati maggiori del Salone Centrale del Padiglione Italia, ospitante la mostra personale di Plinio Nomellini, all’ Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia del 1920.
La glorificazione dell'ala Anch’essa realizzata per il ciclo dedicato alla "Glorificazione della Guerra e della Vittoria" con la stessa collocazione. Fu la prima edizione della mostra dopo l'interruzione dovuta al conflitto mondiale, che impedì la realizzazione delle Biennali del 1916 e del 1918.
Le opere disponibili su Anticonline.it
Si tratta di una coppia di grandi pannelli decorativi dipinti a tempera su lastra cementizia, delle dimensioni di 149 cm di altezza e 122 cm di larghezza, che rappresentano putti alati inseriti in uno sfondo floreale dal cromatismo acceso. Il paragone fra i pannelli presentati e le opere veneziane della Biennale citate precedentemente, appare aderente in merito alle analogie espressive e di composizione pittorica, sia nel tema che nella plasticità realizzativa. La qualità termica e la tonalità sensitiva dei dipinti possono far supporre una medesima paternità artistica. Le posture plastiche e di espressione, che possiamo mettere a confronto nel dettaglio delle opere, ci appaiono affini fra loro, dando origine ad una omogeneità di tratto pittorico tale da farci presupporre la medesima mano esecutiva.
Etichette:
anticonline,
Antiquariato,
antiquariato milano,
arte,
Biennale d'Arte,
Biennale di Venezia,
dipinto,
Galielo Chini,
liberty,
liberty italiano,
opera d'arte
martedì 15 settembre 2015
Il successo della mostra Maggiolini al fuorisalone 2015
Più di 3000 visitatori, 5 giorni di apertura, 10 visite guidate al giorno, 60 pubblicazioni su stampa e web.
Ecco qualche numero dell'evento “Maggiolini al Fuorisalone 2015”, tenutosi dal 14 al 19 aprile scorso presso la Galleria San Fedele di Milano.
La mostra, organizzata dalla Cooperativa Di Mano in Mano e curata da Giuseppe Beretti, è stata dedicata al maestro Giuseppe Maggiolini, ebanista e intarsiatore che, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, creò il primo brand del mobile di design a Milano, il “Mobile Maggiolini”.
Collocata all'interno del Fuorisalone 2015, la mostra ha riscosso un successo unico e un apprezzamento unanime da parte di tutti i visitatori, grazie all'elevato profilo culturale e la cura con cui è stata organizzata.
L'evento ha reso omaggio all'arte italiana e agli antichi mestieri dell’artigianato, come un inestimabile valore aggiunto per il futuro del mobile, ricostruendo, attraverso le opere e lo straordinario materiale grafico, il percorso della produzione firmata da Maggiolini.
I pregiati mobili sono stati ulteriormente valorizzati da un allestimento elegante e distinto, impreziosito dalla location del San Fedele, tanto da rendere i pezzi esposti vere e proprie opere d'arte.
Per tutta la durata della manifestazione sono state organizzate visite guidate ed è stato presentato il catalogo, edito da Inlimine edizioni, ancora in vendita
Ringraziamo tutti i partecipanti e ovviamente i nostri partners, che hanno reso la manifestazione un appuntamento irripetibile nell'ambito dell'antiquariato, in particolare Fondazione Cologni - Mestieri d'arte, Corsi arte e Giuseppe Beretti.
Un ringraziamento anche agli sponsor per il loro prezioso contribuito: Wannenes, Ciaccio Broker, Shipping Team e Davvero.
Etichette:
allestimento,
anticonline,
Antiquariato,
ebanista,
Fuorisalone,
intarsio,
legno,
Maggiolini al Fuorisalone,
Milano,
mobili,
mostra,
Mostra Maggiolini
Iscriviti a:
Post (Atom)